Io, te e i Giardini Sabatini.

Cosa è successo dopo? Ho sollevato lo sguardo e il cielo era terso, profumava di Maggio e una gazza si posava su un albero. Quello stesso albero lì, intrecciato ad un suo simile in un abbraccio di cui non si vedeva la fine era l’ombra sotto cui sedevamo. Sembra quasi una scena rubata ad un film qualsiasi  con personaggi introversi che alla fine hanno capito di volersi bene. Chissà cosa direbbero, loro, se potessero, chissà cosa direbbero della persona che siede al loro fianco; sorrido ai gesti timidi e impacciati, ai rossori del viso. Sorrido un sacco alle loro tenerezze. Ma non siamo ad Hollywood, io e te. Sediamo sotto l’abbraccio di due alberi ai Giardini Sabatini, sediamo alla panchina rubata ai passanti che ci ascoltano senza capirci, che passano e ci guardano, forse sorridono di noi. C’è il sole, picchia forte e picchi tu le nocche due volte sul legno, a tenerti il ritmo. Smetti d’un tratto di fischiare una melodia simpatica e voltandoti mi rispondi. Parli di qualcosa mentre fumi una sigaretta o smuovi appena la barba con le dita, dici “no”, mi contraddici, come al solito, io sospiro e tu sbuffi, al mio roteare d’occhi chiedi “cosa?” con uno svilimento che sa di complicità. Giochiamo, discutendo. Alla fine lo facciamo sempre; eppure sembriamo più bravi, stavolta, in un ruolo che ci calza bene, nel sentirci liberi di dirla tutta o di mandarci a fanculo. Alla fine, chissà, mangerai una mela, io saprò cucinare meglio, forse sarà tutto più semplice e senza dispersioni di caffè. Ma intanto ai Giardini Sabatini siamo lì a discutere del caldo che non è mai caldo se ti fa venire la pelle d’oca, o dei Giardini che sembrano più un Parcheggio ma nessuno li chiama Parcheggio e passeggio. Insomma, di cose stupide, che non portano da nessuna parte. E se fosse davvero la scena di un film sfumerebbe, adesso, allontanandosi dal primo piano delle nostre insinuazioni e si allargherebbe togliendoci la voce per dare spazio ad una canzone che ci aspettavamo ma non troppo. Sembra quasi un lieto fine, così. E titoli  di coda, applausi, lacrime.

E intanto, fine.

Fine.

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